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Dopo avere vissuto la schiavitù sotto tre Imperi - Romano, Bizantino e Ottomano -, la diaspora nei Balcani e l'occupazione fascista, dal secondo dopoguerra il popolo albanese è stato schiacciato da una delle dittature più anacronistiche e crudeli del secolo, quella dello stalinista Enver Hoxha. L'Albania è riemersa dall'oscurità solo nella primavera del 1991, quando migliaia di migranti albanesi lasciarono i margini della storia europea a bordo di imbarcazioni di ogni tipo: l'Italia scopriva di essere una terra promessa, un miraggio di libertà distante solo un braccio di mare. Besnik Mustafaj è uno degli intellettuali reinventati politici che si sono battuti per la caduta del regime comunista, e che hanno avviato la ricostruzione del Paese dalle sue macerie. In questo libro, scritto a ridosso degli eventi e aggiornato a quasi trent'anni di distanza, l'autore racconta la delicata ma entusiasmante transizione verso la democrazia e analizza gli errori commessi dalla sua generazione, cercando di capire perché l'Albania non è ancora il Paese che sognava di diventare.